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Doré, chi era costui?


di Marco Morselli

Doré, un nome che riecheggia nella testa di generazioni di lettori. Dalla Divina Commedia alla Bibbia, dal Don Chisciotte alle Fiabe di La Fontaine, chi non si è mai imbattuto in un’incisione, un acquarello, un disegno che ne ritraesse una scena, un personaggio, un paesaggio? Molto probabilmente quella raffigurazione che è rimasta impressa nella nostra memoria è nata dalla fantasia di Gustave Doré, uno dei maggiori illustratori francesi del XIX secolo. Doré nasce il 6 gennaio del 1832 a Strasburgo, che lascia quasi subito per la regione dell’Alvernia dove il padre ingegnere viene trasferito per motivi di lavoro. La sua carriera artistica comincia prestissimo, con la pubblicazione di alcune illustrazioni per la rivista La caricature, e il suo talento lo porta a Parigi, dove studia al Louvre e produce un’imponente serie di litografie. Il successo arriva praticamente subito, ad appena ventun’anni esegue le illustrazioni per alcune opere di Lord Byron, grazie alle quali si guadagna nuove commesse: il Gargantua di Rabelais e oltre quattrocento disegni per i Contes drôlatiques di Balzac.

Gargantua et Pantagruel di Rabelais (1532), edizione illustrata del 1854

I classici francesi lo portano alla fama che in pochi anni travalica i confini della Francia. È del 1861 il primo lavoro sulla Divina Commedia, con una serie di illustrazioni sull’Inferno, cui segue il Don Chisciotte di Cervantes. Le visioni inquietanti e surreali che si susseguono nelle sue opere si fanno sempre più cupe e si intrecciano con quelle della morte, evento da cui Doré è sempre più ossessionato. La scomparsa della madre e del suo migliore amico, assieme al tramonto del sogno imperialista francese con la disfatta di Sedan nel 1870 e le conseguenti rivolte di Parigi alimentano nella suo genio un temporale fantastico di allucinazioni ancora più bizzarre e stravaganti, immerse in atmosfere cupe e claustrofobiche.

La cacciata degli angeli nel Paradiso Perduto di Milton (1667), immaginata da Doré nel 1865

Lo spirito romantico che nel corso del secolo comincia a scemare, in Doré si fa ancora più esasperato, quasi in un ultimo sfogo prima di spegnersi del tutto. Doré muore il 23 gennaio 1883 a Parigi. Ci lascia una cospicua eredità, uno straordinario caleidoscopio di visioni che ormai fanno parte del nostro immaginario collettivo, al pari delle stesse opere che ha illustrato. Il Don Chisciotte emaciato e barbuto che attraversa la Mancha brulla e arida inseguito dalle sue chimere,

Don Chisciotte, Cervantes (1605), illustrato nel 1862

il Lot disperato in fuga con le figlie da una Sodoma in fiamme mentre la moglie si fa pietra per una terribile punizione divina,

La fuga di Lot, Bibbia illustrata nel 1864

il bellissimo Lucifero scaraventato sulla terra dal cielo stellato del paradiso di Milton che ritroviamo poi immerso nel Cocito dantesco, sfigurato, deforme, col volto guastato e segnato dalle lacrime della dannazione eterna.  

Lucifero intrappolato nel Cocito, Inferno XXXIV, realizzato nel 1861
Cacciata di Lucifero, nel Paradiso Perduto. 1865

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