di Ivan Nannini e Luigi Pratesi
“Lo squalificato” di Osamu Dazai, un romanzo del 1948.
Il Giappone era da poco uscito dalla grande guerra quando Dazai scrive il suo ultimo romanzo. In verità contemporaneamente ne stava scrivendo un altro, pubblicato su una rivista letteraria con uscite mensili, purtroppo rimasto incompiuto a causa della sua prematura morte per suicidio.
È praticamente impossibile descrivere l’uomo Dazai. Potremmo dire che sia stato un uomo debole, timido e introverso, oppure un uomo dal carattere dominante, che condiziona le persone, le sue donne, che le convince a fare quello che vuole, perfino a suicidarsi in un paio di casi. Potremmo parlare della sua vita dissoluta, dei possibili abusi subiti, di quelli inflitti, delle ipotesi di istigazione al suicidio, dei periodi passati nelle case di cura. Potremmo dire tante cose ma non sarebbe mai abbastanza.
Questo libro è uno dei più venduti in Giappone, uno dei più discussi di sempre.
Tutto inizia con il ritrovamento di alcuni manoscritti da parte di uno scrittore, all’interno di essi è raccontata la storia di un disegnatore, Yozo, che vive una condizione di estrema solitudine a causa dell’impossibilita di comunicare con i suoi simili e della difficoltà di escogitare sempre nuove “pagliacciate” per sopravvivere. Prologo ed epilogo sono scritti in prima persona, come del resto anche la storia che viene narrata nei taccuini ritrovati.
Dazai in questo romanzo è ovunque e da nessuna parte, è lo scrittore che scrive il libro, è lo scrittore che si trova nel libro, è il personaggio principale Yozo dei taccuini, ma sembra essere altrove, come se fosse lontano ad osservare la scena. Lui ha dichiarato a più riprese di non avere fantasia, che scrive solo cose di cui ha esperienza, infatti all’interno troviamo storie di vita vissuta, storie che si intrecciano con la realtà dei fatti. La sua scrittura appare senza filtri, volutamente “nuda e cruda”, descrive magistralmente sia l’io intimo che l’io sociale di Yozo in varie fasi della sua vita.
Leggendo ci si sente come incatenati a noi stessi, una scrittura in grado di far vibrare le corde più intime del nostro essere. Un romanzo a tratti spiazzante, provocatorio a livello interiore. Che leggendolo vi piaccia o meno, poco importa, sarete costretti comunque ad andare in profondità, a chiedervi quanto di voi veramente conosciate; e se questo è il compito di un buon libro, “lo squalificato” lo assolve in pieno.
Ecco il nostro video. Una chiacchierata libera ed estemporanea delle nostre impressioni, dopo la lettura del romanzo, per approfondire l’argomento.
Fateci sapare cosa ne pensate nei commenti.
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