di Luigi Pratesi
Alessandro Baricco. Forse basta solamente il nome per dire molto più di quanto non si possa fare scrivendo un piccolo articolo. Un uomo, un prisma dalle mille sfaccettature: scrittore, divulgatore, preside, speaker, presentatore televisivo, critico musicale. Baricco sfugge ad una definizione chiara, proprio come il suo segno zodiacale vuole: l’acquario.
Assecondateci in questo gioco: l’acquario è segno della tecnologia, della libertà, del rompere il guscio sociale, culturale e familiare in cui si è cresciuti e che ci portiamo dietro. L’acquario è sperimentazione, è il passaggio dall’io al noi. Esattamente le stesse parole che potremmo usare per definire la scrittura di Alessandro Baricco.
Con Ivan Nannini, per la rubrica “Mi sono perso” siamo andati alla riscoperta di questo grande autore contemporaneo. Lo abbiamo fatto attraverso tre opere letterarie: Castelli di rabbia (il suo primo romanzo), Novecento (un testo quasi teatrale da cui è stato tratto il file “La leggenda del pianista sull’oceano”) e Senza sangue.
Quello che colpisce è la sua scrittura: nostalgica, innovativa, evocativa, collettiva. Ma anche le tematiche affrontate: la libertà interiore, i lacci che ci legano al passato, che ci tengono nell’immobilismo, il progresso, l’espressione di noi stessi attraverso l’arte o le nostre personali stranezze.
Una scrittura, insomma, in tutto e per tutto acquariana, appunto.
Baricco sa appassionare, sa stupire e sa incuriosire. le sue storie sono originali, fuori dagli schemi, oniriche, a metà tra il realismo scientifico e l’assurdo, a tratti viscerali, morbose, sperimentali. Il suo è un modo di comunicare leggermente sfuggente, all’apparenza chiaro, in profondità senti che dietro a quello che viene detto c’è un mondo che invece rimane taciuto. Un po’ come la sua vita privata, gelosamente protetta dal grande pubblico.
Nelle poche interviste rilasciate emerge questo suo grande senso di libertà, la consapevolezza che la felicità, spesso, ci sfugge perché non sappiamo lasciar andare le cose, vi rimaniamo attaccati emotivamente, sviluppando la paura. Una paura che è nociva e che, invece, questa società contemporanea sta assorbendo sempre di più.
Il porto sicuro, invece, è nella fiducia in noi stessi, come esseri umani, come collettivo. I grandi scrittori, a suo dire, sono tali perché “nominano” le cose: danno un nome, svelano, scoprono. Nominare le cose significa prima di tutto riconoscerle laddove gli altri le vivono ancora inconsapevolmente. Nuovamente questa idea di progresso, si scoperta. Ma un progresso che non è fine a se stesso, come molto spesso ci troviamo a vivere oggi, un progresso che è di tutti, alla portata di tutti, in tutti.
Baricco ha scritto metà dei suoi libri camminando o guidando, mentre era in fila. Questo ci ricorda che dobbiamo vivere nel presente, rendendo un momento meditativo, di consapevolezza, ogni istante della nostra vita quotidiana. La libertà, infatti, non è solo un divincolarsi dai lacci familiari e sociali, dal pensiero collettivo o dai pregiudizi, ma nasce prima di tutto dal riappropriarsi del nostro presente, dei nostri spazi e dargli valore.
Per approfondire, vi proponiamo il nostro video sull’autore, sui suoi romanzi e sulle impressioni che ci hanno lasciato. Fateci sapere cosa ne pensate con i vostri commenti e seguiteci su Facebook, sul nostro canale Youtube e nel canale Telegram.







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