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Le parole delle cose

di Caterina Corucci

Se non fosse stato per Tamara probabilmente non ci sarei mai venuta, qui nel cuore del Monferrato in questo borgo piccolo piccolo in un giorno rovente d’estate. Se cerchi su Google cosa fare a Cocconato trovi eventi o luoghi di interesse legati al vino, alla robiola e al palio degli asini, ma io son partita stamani all’alba con Sara per vedere che cosa si è inventata Tamara fra le colline verdi del Piemonte.

Come lei, anche altri hanno accettato la sfida lanciata da un imprenditore figlio di questa terra, Alberto Marchetti che, insieme a un gruppo di amici ha costituito la Combriccola Marchetti con un’idea: aumentare l’attrattiva del paese e rivalutarlo promuovendo l’arte, l’artigianato e le attività. Sono stati affidati fondi e vetrine ad artigiani e artisti, i quali sono stati facilitati nel trovare affitti e sistemazioni e ora stanno partecipando al progetto che prevede anche feste, incontri, ed eventi. Ne gioveranno i negozianti stessi ma anche i circa milleseicento abitanti di Cocconato e chi si trova a passare di qui. Così, tante serrande che si erano abbassate si sono rialzate, tante luci si sono riaccese. Adesso nella Via Roma ci sono uno studio grafico e un negozio di tessuti e oggetti vari, un laboratorio gestito da quattro artiste: c’è chi cuce, chi dipinge, chi crea gioielli utilizzando legni recuperati dal mare, chi lavora la ceramica. Alla fine della salita, nella Piazzetta degli Artisti, c’è l’antica farmacia dove, fra gli arredi del settecento e gli affreschi dell’epoca trova posto un’esposizione di vini del territorio.

E vicino alla farmacia c’è Tamara e il suo negozio vintage e di antichità. Tamara Bocchi è un’insegnante dell’Isola d’Elba che intorno ai cinquant’anni ha deciso di provare a fare qualcos’altro che le desse la possibilità di esprimere appieno la sua anima e il suo spirito libero. Così ha venduto l’auto per compare un furgone di seconda mano, è salita su nave e poi ha preso un’autostrada ed è arrivata qui, dove le porte sono aperte a chi possiede capacità, talento e voglia di fare.

A lei è stato assegnato un piccolo fondo che comunica con un’abitazione al piano di sopra, il tutto da risistemare. Così ci ha lavorato duramente per qualche mese, facendo amicizia con la ceramista che le sta accanto, con le artigiane della bottega di fronte e soprattutto con Francesca Zanotto, la giovane illustratrice che ha l’atelier poco più avanti e che con una calligrafia morbida, scivolata, ha creato per Tamara l’insegna: “Le parole delle cose”.

Mai nome fu più azzeccato. La Bocchi è un’insegnante, anche se in pausa, e come tale continua a lavorare con le parole, che qui accompagnano le cose. II suo negozio è pieno di suppellettili e articoli vari, passati di mano in mano e di casa in casa. Da chi glieli vende si fa raccontare la loro storia, così che possa sentirne l’anima nascosta e scriverne poesie da regalare agli acquirenti.

Quando compro o mi viene regalato un oggetto chiedo sempre da dove arriva”, mi dice, “se apparteneva a una persona della famiglia e come era questa persona. Credo profondamente che ogni oggetto si porti dietro l’anima di chi lo ha tenuto, prima che arrivasse nel mio negozio. Mi piace raccontare la storia che questa cosa si porta addosso e mi piace che chi lo ricompra da me possa conoscerla attraverso la poesia che io ho scritto appositamente. Trovo bello che ci sia questo passaggio da una situazione all’altra e che il passato non venga cancellato. In questo modo il mio negozio diventa particolare, unico, come mi hanno detto due ragazze di Lione, così entusiaste che hanno voluto conoscere la storia di tutti gli oggetti… non finivano più di chiedere… Si sono raccomandate che io chiamassi quella che era stata la proprietaria del bracciale che hanno acquistato, per farle sapere che il gioiello non era rimasto in un cassetto al buio, ma era andato in Francia, a ornare il collo di una giovane donna”.

Vecchio baule dove sei stato?
In un campo di guerra insieme a un soldato.
Polveri, fumi, forti rumori,
lacrime, piaghe, tumulti e dolori.
Guerra matrigna, strega, villana,
guerra disgrazia, matrona e puttana.
Nascosto in trincea, o in faccia al plotone,
ha seguito il destino, fedele al padrone.
Documenti, armi, ampolle di vetro,
quel che dentro ha nascosto rimane un segreto.
Piana è il tenente, la sua truppa è una banda,
ma Dio è il Direttore, è lui che comanda.
E per Dio non c’è distinzione di gradi,
sul baule le sorti si tirano ai dadi.
Baule da tavolo, da contenitore,
da sedia a chi sedie a contare le ore.
Squilla la tromba, è finita la guerra,
il baule è tornato con le zampe per terra.
Aria di casa, il tenente fa festa,
nel baule ha riposto la vita che resta.

Tamara si muove leggera fra ninnoli e mobiletti, lo spazio è minimo ma lei volteggia, un po’ farfalla e un po’ gitana, esile, la carnagione scura come scuri sono i capelli e pure gli occhi. E mentre svolazza mi indica un baule che fu di un medico veterinario partito per la guerra, bracciali di mamme e nonne che non ci sono più, pietre che di cassetto in cassetto hanno arricchito la loro energia, una bella teiera rossa, un gabbiano con una zampa rotta, tavolini, quadri, tessuti pregiati, piatti decorati che furono protagonisti di tavole imbandite d’altri tempi. E poi libri, soprattutto classici ed edizioni speciali.

Ma le parole in questo negozio non si limitano ad accompagnare le cose. Tamara ha questo dono di poetare in rima in modo naturale, come fosse respirare. Così scrive poesie su commissione: puoi suggerirle uno spunto, una sensazione e le assonanze giuste fluiscono, piene di significato.

E non è finita. Oltre alle parole scritte, ci sono le parole pronunciate. Tamara ha una voce calma, chiara e potente, da sempre legge ad alta voce per i familiari e per gli amici, a scuola era la “narratrice ufficiale” ma qui, anche chi la conosce appena, le chiede di leggere ad alta voce. Per ascoltare un bel racconto, per farsi coccolare dal ritmo oltre che da suono, o perché ha bisogno di una “dama di compagnia letteraria”, come le disse un signore, amante dei libri ma pigro nella lettura.

E allora, mi sono chiesta: Perché no? Parlando con Vanni, il vignaiolo, ha preso forma l’idea di Cocconato ad alta voce. Nel salone dell’antica Farmacia che è proprio qui a fianco del mio negozio, leggerò per chi vorrà ascoltarmi. Verranno sistemati su un tavolo dieci o quindici libri, non di quelli che sono in vendita, ma presi dalla mia libreria personale. Chi vuole può indicarmene uno che preferisce… così, a pelle, o che gli scatena curiosità, o che già conosce. Io avrò messo un segnalibro, un filo rosso, nel punto per me più significativo di quel libro e glielo leggerò: chi viene da me sceglie il libro, ma io scelgo il messaggio che voglio lasciare”.

Proprio in questi giorni Tamara sta organizzando un calendario di letture, un “servizio” senza compenso, dice, dal quale spera che possano nascere confronti, scambi. Un dono per la comunità di Cocconato che l’ha accolta e per i suoi turisti.

 “Potrei cominciare a leggere da sola, magari davanti alla mia vetrina dopo la chiusura, per incuriosire la gente. Forse all’inizio mi prenderanno per folle, ma tanto un po’ lo sono… Sono sicura che anche il mio accento toscano, così diverso da quello piemontese, attirerà. Qui lo riconoscono tutti… piace”.

Intanto abbiamo portato il divanetto in stile e alcune sedie fuori dal negozio, e come a darmi un’anticipazione di quello che mi stava dicendo, Tamara prende uno dei suoi libri e inizia a leggere, mentre poco distante qualcuno ha iniziato a suonare la chitarra.

Si tratta dell’Iliade in un cofanetto che comprende anche l’Odissea, in un’edizione preziosa con 202 opere pittoriche di Mimmo Paladino.

Le parole, le nostre, si rincorrono, gli argomenti sono tanti e stuzzicanti. Tamara mi dice che, sempre in collaborazione con Vanni, c’è anche un progetto di letture nelle vigne che partirà a settembre perché, da sempre, l’associazione vino-letteratura è perfetta. Come scrisse Moliere, “Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico”. Mi viene a mente anche Baudelaire: “Di vino, di poesia, o di virtù. A piacer vostro, ma ubriacatevi”. E qui è molto azzeccato pure il consiglio di Johann Wolfgang von Goethe: “La vita è troppo breve per bere vini mediocri”.

Ma è l’ora di mettere via libri e quant’altro, che la Combriccola Marchetti ha organizzato per stasera una grande festa per tutto il paese. Vengono portati tavoli e panche nella via davanti alle botteghe, poi gli agnolotti alla famosa robiola di Cocconato, le specialità della zona e il vino buono di questa terra diventano i protagonisti. Io e Sara apprezziamo particolarmente il Barbera… e poi la musica e i balli fino a tarda notte.

A fine serata rimettiamo dentro le sedie e i libri che erano stati messi in visione davanti alla vetrina. Mi cade l’occhio su volume: Almanacco Letterario Bompiani 1960. Non ne avevo mai visto uno. Si tratta di una pubblicazione annuale nata nel 1925 che racchiude gli argomenti letterari e artistici del periodo, illustrazioni e pubblicità uscite nell’anno, spesso anche con pagine e contributi di scrittori importanti.  

Sollevo il volume 1960 e sotto ce n’è un altro, quello del 1966, il mio anno di nascita. La copertina mi attrae, e guarda il caso è di Bruno Munari, l’artista su cui ho lavorato a maggio con i miei bimbi di quinta B. Il prezzo di copertina è 350 lire ma oggi è un pezzo da collezione. Tamara me lo cede per pochi euro, più che altro simbolici. 

E’ davvero tardi, un ultimo sguardo al negozio e ai suoi tesori e saliamo la scala che porta all’appartamento di Tamara. Stanotte io e Sara dormiremo nella sua camera, una stanza ariosa con il soffitto a volte incrociate e le pareti che lei stessa ha dipinto di azzurro. Ma prima di entrare chiediamo il permesso a Tara, la bellissima doberman che incute un po’ di timore ma basta non guardarla troppo negli occhi e dopo un po’ te la fai amica.

Sono già in pigiama quando mi viene a mente una cosa: “Tamara, non abbiamo chiuso a chiave la porta del negozio…”
“Non importa, Caterina, dormi tranquilla. Qui a Cocconato non serve
”.

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