di Caterina Corucci
“Pronto darling, sono qui agli arrivals, sai, stavo pensando a quel nuovo set di valigie rigide, poi nel fregio led pseudo-ionico ho visto scorrere un appello decisivo: – l’ego è un bagaglio pesante -, pensaci tu ad annullare l’ordine, procuriamo invece due foulard damascati, svolazzanti, blu avio, tono su tono, che per sempre conserveranno lo spirito e i colori della traversata”.
n. 653
Il “vruzz” n. 953 era stato condiviso per la prima volta dall’autore, anni fa, nella chat whatsapp del gruppo Vruzz, ma ogni tanto LD lo ripropone perché rileggerlo è un piacere e uno stimolo per gli altri membri.
LD sta per La Direzione, ed è a tutti gli effetti il direttore e animatore di una “compagnia” alquanto particolare sui cui avevo sorvolato nel 2020 nel corso di un’intervista al noto attore comico, regista e scrittore Paolo Migone che è, appunto, LD.
Dopo quell’intervista Migone mi chiese se ero interessata diventare una vruzzer e io accettai.
Oggi lo incontro di nuovo appositamente per parlare di questa realtà, che è diversa da tutte le altre nell’infinito campo della scrittura creativa.
Ci troviamo a Castiglioncello, a metà strada fra la sua Livorno e la mia Piombino, in un locale sul mare al calasole, davanti a due spicy margarita. Gli chiedo:
Cosa è un “vruzz”?

Vruzz è il nome del gruppo, ma prima ancora è il tipo di testo in questione. Si tratta di un breve scritto ma, attenzione, non sto usando la parola racconto. In realtà può esserlo, se breve, oppure può essere un frammento di qualcosa più lungo, lo strappo di pagina di un romanzo, di una poesia, di una sceneggiatura. Può non avere né capo né coda, può avere qualsiasi stile ma l’importante è che evochi, stimoli, provochi, anche. Deve far girare le parole, i pensieri e le visioni.
Dovendolo leggere in una chat, un “vruzz” deve avere la caratteristica della brevità: alcuni sono veramente di poche righe e questa è un’ottima cosa, sia per chi scrive e per chi legge. Hai un attimo? Sei alla fermata della metro e qualcosa ti ispira un “vruzz”? Puoi inviarlo all’istante. Sembra facile, ma non è così scontato riuscire a stare in poche battute e fare mondo.

Come è nato il gruppo?
Già anni fa mi ero reso conto di quanto la maggior parte delle persone sia portata ad avere sempre meno tempo a disposizione, o meno concentrazione, Non vivono, scappano e così evitano le letture di testi lunghi bocciandoli a prescindere. Nel contempo ho notato la sovrabbondanza di scritti in rete, spesso banali o pubblicati per il solo fine di ottenere consensi.

Ho pensato allora ad un modo molto veloce di comunicare, condiviso da una comunità di persone che sanno scrivere bene ma che non hanno tempo per farlo in modo strutturato, con pubblicazioni, edizioni e cose così. Persone non autoreferenziali che hanno voglia di vivere insieme la lettura e la scrittura senza aspettarsi di ricevere o di dover lasciare like, commenti simpatici, faccine contente, che tra l’altro qui sono tassativamente vietate. Quindi ho dato vita a Vruzz, un gruppo dove i partecipanti sono scelti secondo un criterio del tutto arbitrario: solo io posso far entrare le persone.

Giro molto per lavoro, incontro tantissima gente e credo di riuscire ad “annusare” potenziali vruzzers. Ne fanno parte attori, persone famose dello spettacolo, scrittori insospettabili anche per loro stessi, uomini e donne comuni senza velleità artistiche oppure che hanno l’urgenza della scrittura ma non rincorrono la pubblicazione di libri, le vendite, che si divertono tirando fuori roba che spesso stupisce, da far invidia ai professionisti.

E la parola “vruzz” da cosa deriva?
Vruzz è la vibrazione del telefonino quando arriva un messaggio ma non solo, è anche ma anche il rumore dello strappo di una pagina da un libro.
Di un libro?

Parlo di libro perché c’è anche un altro tipo di testo che può essere pubblicato nel gruppo, si chiama “Raptor”: si estrapola un paragrafo da un brano più o meno noto o da una poesia e, prima o dopo, si scrivono poche righe come a farne una cornice.
Raptor: mesi che sei diventata solo un mio pensiero muto e soffro il tuo non esserci…” Come sei più lontana della luna, ora che sale il giorno e sulle pietre batte il piede dei cavalli.”
n. 794
E poi esiste un “vruzz” ancora diverso: poche parole su un’immagine o su un disegno che non sia, però, una didascalia o una cosa simpatica. Un commento anche improbabile, qualcosa che parta dal disegno ed eventualmente porti altrove.
Tutto ciò comunque non ha a che fare con a citazioni fini a se stesse, aforismi e roba simile.
Puoi dirmi qualcosa sul simbolo del gruppo, quello che noi abbiamo usato come immagine di copertina?
Il perché del telefono cellulare è ovvio: Vruzz vive su WhatsApp, quindi nei telefonini. Le virgolette invece stanno a significare la vibrazione del messaggio in arrivo, segno che è stato scritto un nuovo “vruzz”. Ma significa anche che è arrivato un testo adatto ad essere virgolettato, come se l’autore dicesse qualcosa agli altri vruzzers, quasi un dialogo fra lui e gli altri.
IL TRAMONTO DEL 2
Ti sfili le ossa e ne fai una cornice: base rosso sangue e sfumature delicate di verde bile. Come in un rebus la rosa tea, le spoglie del granchio e un cuore sull’ara.
Un re e una regina.
Uno sdraio di vene ed arterie, due polmoni come cuscini; “sento il ventre diventare un balcone e il cervello un’ancora arrugginita, ferma sul fondo”.
Il sole, il tempo e tu; lo sguardo annegato in scarabocchi sospesi e quattro pensieri in secca che aspettano la marea.
Nulla e nessuno può fermare questo lento tuffo nel mare ed il nuovo giorno ci sorprenderà entrambi distratti dai sogni.
n. 853
Quanti sono i vruzzers?
Ad oggi sono 134. Alcuni scrivono spesso, altri meno.
E qui LD mi rimprovera perché da un bel po’ non sono attiva su Vruzz. In effetti leggo tutto quanto gli altri scrivono, ma non “vruzzo” da tempo. Però Vruzz è un luogo libero, si può anche solo leggere, prendere spunti. Anche se volendo dire le cose come stanno, non ci vorrebbe poi molto: un “vruzz”, si scrive davvero nel tempo di un … vruzz. Basta avere lo spunto giusto e coglierlo con lo sguardo un po’ obliquo.
Nel salutarci, un pensiero: chissà se ai nostri lettori piacerebbe mettersi in gioco come vruzzers, almeno per la sezione che riguarda la produzione di un testo breve, che è quanto interessa maggiormente a Offline. Magari potremmo fare un bando pensato appositamente per testi di questo tipo…
Ne parlo subito a LD e a lui sembra una buona idea, poi gli chiedo:

Potremmo selezionarne tre, quattro… che ne pensi?
Ride sotto i baffi, poi risponde:
Mi sa che tre o quattro lettori di Offline entreranno in Vruzz!
Per finire, gli domando se esiste un qualche archivio Vruzz, da qualche parte, fisica o on line, e lui risponde di sì, ha tutto nel telefono e la chat viene salvata e aggiornata periodicamente, per non lasciare che niente vada perso.
E sarebbe un gran peccato, penso, ce ne sono alcuni veramente meritevoli, come questo sotto, forse un po’ più lungo dei “vruzz” canonici ma da rileggere ogni tanto perché la scrittura, se usata nel modo giusto, può davvero far stare bene ogni volta.
SI EFFETTUANO RIPARAZIONI
Era una botteghina piena di storie, alcune in coppia, altre spaiate. Tragitti parcheggiati temporaneamente lì, per farsi aggiustare. Storie di consunzione, troppe mazurke e nessuno spasimante, eppure guardate come luccico, come volteggio in questa balera semivuota. Storie di quelle buone della domenica, tienile da conto, copra quel buchetto, metta un po’ di lucido che dissimuli l’età, che ci sono affezionato. Storie di vanità malferma, aggrappata allo stiletto, insaccata nella punta, guarda dritto e non temere per la caviglia gracile, espedienti di cosmesi per la persona fragile. Storie di cuciture che non tengono, che le carni si dilatano, i ricordi si disgregano, i figli si allontanano e non basta un filo spesso a suturare tutto. La poca luce che entrava in quella botteghina si adagiava piano sugli attrezzi, si dondolava sui fili di colla, ascoltava il rumore dei passi annidato tra le crepe di ogni suola. E quanta cura ci metteva il calzolaio, con le sue dita spesse e i suoi modesti utensili, per far sì che i passi riprendessero a schioccare e che ogni anima tornasse a camminare comoda.
n. 1024
Be First to Comment