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Scrivere ispirati da una lenza

Storie curiose di scrittori pescatori

di Marco Mastrorilli

In un’epoca in cui la mindfulness e il Forest bathing sono discipline sempre più diffuse, scopriamo che esistono attività capaci di connettere l’uomo alla natura, offrendo benefici simili a quelli della meditazione e della riflessione.

La pesca può rientrare in questa categoria? Sembrerebbe di sì. In realtà, c’è di più: molti scrittori ritengono che una canna da pesca possa diventare uno strumento di ispirazione letteraria e di sviluppo del pensiero filosofico.

Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega 2017, ha esplorato proprio questo tema nel suo libro A pesca nelle pozze profonde (Minimun Fax). L’autore racconta come le giornate trascorse a pescare possano divenire occasioni di riflessione profonda.

Immersi nella natura, in un confronto diretto con il pesce e nei lunghi momenti di attesa, si apre uno spazio di silenzio e contemplazione che può rivelarsi prezioso per chi cerca ispirazione, anche per le penne più celebri.

Lo stesso Cognetti ha riservato una particolare attenzione a canne e lenze, tanto da farsi regalare una canna da pesca che ha battezzato Sofia, convinto che potesse aiutarlo a diventare un grande scrittore. Non possiamo dire con certezza se sia stata proprio Sofia o la pesca a ispirarlo, ma senza dubbio il suo obiettivo è stato raggiunto.

Dalle sue parole emerge chiaramente come la pesca abbia rappresentato per lui un vero e proprio percorso filosofico, intrecciato di emozioni, esperienze e ispirazioni: […] Una ragazza che mi voleva bene, e che credeva nellimportanza di assecondare i sogni altrui, mi regalò una bellissima canna da pesca. Decidemmo di chiamarla Sofia, perché era il personaggio di cui avevo cominciato a scrivere e perché aveva un bel suono per un attrezzo che devessere amico del vento. Ho dimenticato un dettaglio non da poco: tra tutti i modi in cui si può tirar fuori un pesce dallacqua io mi ero scelto il più letterario e difficile da imparare, quella nobile disciplina chiamata pesca a mosca. Chi la vede praticare lungo un fiume non può che rimanerne incantato. Si tratta di far volteggiare nellaria limitazione di un insetto, costruita con piume duccello e fili di seta e legata al termine di una lenza detta coda di topo, anchessa quasi priva di peso. […]

Pesca e scrittura seguono un filo sottile, quasi filosofico, che esploreremo insieme in queste righe.

Numerosi scrittori hanno raccontato la pesca nelle loro opere, forse i due più celebri sono Melville ed Hemingway.

Herman Melville, proprio dopo aver viaggiato a bordo di diverse baleniere, trovò l’ispirazione per creare il capolavoro che lo avrebbe reso immortale: Moby Dick.

In Terra e mare, Schmitt scrive a proposito del celeberrimo romanzo sulla balena bianca: Melville è per gli oceani del mondo quello che Omero è per il Mediterraneo orientale. In un formidabile romanzo, Moby Dick, egli ha scrittola storia della grande balena Moby Dick e del suo cacciatore Achab e creato il più grande epos dell’Oceano in quanto elemento. 

Molti hanno studiato Moby Dick dal punto di vista della critica letteraria ma a volte sono punti di vista diversi ad aprirci scenari di grande interesse.

Regazzoni filosofo e grande scrittore, ha pubblicato un libro Oceano filosofia del Pianeta, che orienta la nostra mente sul rapporto tra noi e l’infinità oceanica e nella sua opera uno spazio rilevante se lo è preso proprio Melville.

Ecco come Melville viene visto dagli occhi di un filosofo, Regazzoni scrive: In verità Melville è molto di più: è un filosofo naturalista che, con il suo capolavoro Moby Dick, crea la più grande opera filosofica su oceano mai scritta a partire dalla sua esperienza di marinaio a bordo della baleniera Acushnet. Questo dato biografico non è trascurabile: la filosofia di Melville prende corpo da un’esperienza di immersione oceanica. […] Oceano per Melville avvolge il tutto ed è al contempo, proprio come in Omero, cuore e principio del tutto, le cui onde “fluiscono e rifluiscono senza posa”.

Lo stesso Ernest Hemingway ha vinto il Nobel nel 1954 solo dopo aver scritto l’epica storia del vecchio pescatore Santiago, che viene definito salao (sfortunato) dagli altri pescatori, perché non pescava pesci da 84 giorni, ma si ritrova nella corrente del Golfo e riesce ad allamare il Marlin più grande della sua vita.

Chi conosce Hemingway e non si ferma al suo grande romanzo, conosce un capolavoro altrettanto potente, Grande fiume dai due cuori, racconto divenuto un modello esemplare di ecocritica.

Il protagonista di questa short-story è il suo alterego Nick Adams, un ragazzo che rientrando dalla guerra nelle vesti di reduce mostra come risalire un torrente dove vivono guizzanti trote possa trasformarsi, grazie alla contemplazione delle acque mentre (anche lui) pesca a mosca, in una fuga rigenerativa e contemplativa.

Tra gli scrittori che si sono dedicati alla scrittura ispirati da una lenza una menzione spetta a Norman Maclean che ricordiamo con In mezzo scorre il fiume traslato in pellicola, con il film capolavoro di Robert Redford, nel quale figurava il giovanissimo Brad Pitt.

Pensate, Maclean ha scritto in vita solo due libri e il nostro In mezzo scorre il fiume, che di fatto è una storia familiare, ruota tutta attorno ai momenti di gioia e di isolamento mentale che la pesca a mosca e le acque spumeggianti del fiume sanno riservare.

Lo stesso Cognetti di Maclean scrive: Norman doveva averne ereditato lausterità, se in tutta la vita scrisse appena due libri – uno sugli incendi e laltro sulla pesca a mosca. Ma In mezzo scorre il fiume non era solo un libro sulla pesca. Ai miei occhi era un testo iniziatico che richiedeva di essere decodificato, e fingendo di parlare di trote elargiva alcuni insegnamenti chiave sulla scrittura di racconti. A un certo punto lo dichiarava apertamente: «Il pescatore ha una frase per descrivere quello che fa quando studia la forma di un fiume. Dice di leggere lacqua, e forse per raccontare una storia bisogna fare più o meno la stessa cosa».

Sia nel nostro tempo sia volgendo lo sguardo al passato gli  scrittori pescatori sono tanti e capaci di illuminare la scena letteraria.

Il cinese Gao Xingjian, è uno scrittore, pittore e cineasta cinese, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 2000 ha scritto un libro di racconti nei quali spicca proprio il brano che ha dato il titolo al volume Una canna da pesca per mio nonno che ancora una volta dietro ad un oggetto per pescare come una canna costruisce un profondo susseguirsi di pensieri e riflessioni sulla famiglia e il passato. Ma se guardiamo più indietro, scavando nel passato, scopriamo che persino Dante e Boccaccio si dedicarono alla pesca e a raccontare di essa.

Mark Twain era un grande e abile e pescatore e gli stessi Scott Fitzgerald e Sherwood Anderson seguirono le impronte di Hemingway pescando in particolare trote, sebbene non con la stessa passione.

Quando oggi parliamo di pesca, per alcuni si genera una sorta di ombra perché viviamo in un mondo nel quale la salvaguardia della natura e la nostra sensibilità può generare un distacco da coloro che praticano la pesca.

Proprio poche settimane fa è uscito in Italia un bel libro che potrà riannodare questi fili disgiunti tra passione, pesca, letteratura e rispetto ambientale e farci apprezzare e capire quanto la passione per la pesca possa divenire musa ispiratrice.

Edito da Iperborea, Illuminati dallacqua è un libro di Malachy Tallack che si muove tra il saggio e l’autobiografia. In queste pagine, lo scrittore scozzese raccoglie alcune delle sue avventure di pesca vissute in giro per il mondo.

Tallack ha impugnato per la prima volta una canna da mosca all’età di otto anni e da allora non ha mai smesso di inseguire trote: nei laghetti delle Shetland, lungo il fiume Don in Russia, tra i ruscelli della Nuova Zelanda o persino in Alaska, a stretto contatto con gli orsi.

Ciò che rende questo libro un’autentica svolta nel modo di guardare alla pesca è la sua riflessione filosofica sul gesto tecnico, approfondita attraverso la pratica del catch and release, oggi sempre più diffusa, che prevede la liberazione dei pesci dopo la cattura.

Per Tallack, così come accadeva per i grandi scrittori pescatori che lo hanno preceduto nelle narrazioni di lenze, la pesca non è semplicemente un’attività sportiva, ma una pratica meditativa, capace di sollevare interrogativi tanto fisici quanto metafisici.

L’abilità dello scrittore sta nella sua capacità di alternare la narrazione passando da coinvolgenti battute di pesca a momenti di contemplazione della natura incontaminata e passando anche da riflessioni filosofico-letterarie.

La grande novità sta nel fatto che l’autore affronta senza esitazioni i dilemmi etici legati alla sua passione. Lo aveva fatto Ernest Hemingway ne Il vecchio e il mare quando scrive: Amavo pescare, poi, la sensibilità ha preso così tanto il sopravvento, rendendomi infelice nell’uccidere un pesce.

La differenza è che Hemingway lo narra lasciandolo emergere proprio quasi fosse un isolotto di ghiaccio in mezzo al mare, convalidando la sua teoria dell’iceberg, mentre Tallack ne parla in modo diretto con il lettore e del resto le risorse ittiche sono nel terzo millennio sono al collasso e non dobbiamo stupirci della spregiudicatezza dello scrittore scozzese.

Tallack in questo scenario si interroga su questioni apparentemente minori, come la legittimità di svelare il luogo di pesca che ha sempre portato fortuna, fino ad affrontare temi più profondi e attuali, come lo sfruttamento ittico e la sofferenza animale. Per farlo, mette a confronto diverse correnti di pensiero, dal cristianesimo alle teorie di Peter Singer e Tom Regan.

Illuminati dallacqua si inserisce perfettamente nel panorama dell’ecocritica letteraria, rispondendo alle sue più recenti istanze. Un libro da leggere per tuffarsi nella contemplazione della natura che sono certo potrà sorprendere anche coloro che non hanno nessun legame con il mondo della pesca.

Filosofia e natura si specchiano nella limpidezza di torrenti cristallini e corsi d’acqua ed è bello ritrovarsi con pensieri che fluiscono come acqua corrente nelle pagine di questi grandi libri. Come sempre buona lettura.

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